Photo Gallery
Cosa faresti se non potessi più indossare serenamente dei jeans?
O bere un cocktail? O andare in bicicletta?
Cosa significa convivere con un dolore costante o intermittente nelle zone più intime del nostro corpo?
Come si condivide con le altre persone questa esperienza?
La galleria fotografica si propone di raccontare il dolore invisibile (e invisibilizzato) di chi lo vive quotidianamente. Le immagini sono state concepite in gruppi di tre, a partire dalla condivisione guidata dei vissuti individuali delle partecipanti. L’intreccio di voci restituisce un dolore personale e collettivo, ripercorrendone tempi e luoghi, tra barriere alla cura e lotta per il suo riconoscimento.
La condivisione ci ha permesso di guardare alla malattia con occhi e corpi diversi, riscoprendoci comprese, vicine e unite. Mostrandoci e mostrandola vorremmo lasciare aperta la possibilità di interpretare liberamente il dolore, avvicinandosi alle numerose sfaccettature che, ancora troppo spesso, ostacolano i percorsi diagnostici e terapeutici.
Ci auguriamo che questo spazio sia altrettanto accogliente e collettivamente trasformativo, che promuova lo scambio tra professionist* della salute e pazient*, nella continua costruzione e revisione di pratica clinica e narrazione del dolore.
Non è ideale ma purtroppo è reale
Alla fine, direi che ci sono momenti in cui mi aggrappo ad una speranza, altri in cui mi aggrappo al lavandino.
È un tempo da organizzare attentamente per incastrare i vari controlli e gli impegni del quotidiano, un tempo da pianificare per ottimizzare le mie risorse economiche e le energie disponibili. È tempo di attese: delle infinite liste d’attesa e dell’attesa di ricevere gli esiti di nuovi esami e di altre visite. Tempo per prepararmi ai nuovi appuntamenti (cosa mi aspetto questa volta? Come dovrò comportarmi per non sembrare pazza? Cosa mi farà sembrare più credibile?). É il ricordo del tempo perso a cercare una risposta, e la domanda preoccupata: tra quanto tempo guarirò?
Non c’è tempo da perdere per chi soffre di dolore pelvico cronico.
Ma sono io che funziono al contrario o è rovescio questo sistema?
Non è ideale ma purtroppo è reale
Alla fine, direi che ci sono momenti in cui mi aggrappo ad una speranza, altri in cui mi aggrappo al lavandino.
È un tempo da organizzare attentamente per incastrare i vari controlli e gli impegni del quotidiano, un tempo da pianificare per ottimizzare le mie risorse economiche e le energie disponibili. È tempo di attese: delle infinite liste d’attesa e dell’attesa di ricevere gli esiti di nuovi esami e di altre visite. Tempo per prepararmi ai nuovi appuntamenti (cosa mi aspetto questa volta? Come dovrò comportarmi per non sembrare pazza? Cosa mi farà sembrare più credibile?). É il ricordo del tempo perso a cercare una risposta, e la domanda preoccupata: tra quanto tempo guarirò?
Non c’è tempo da perdere per chi soffre di dolore pelvico cronico.
Ma sono io che funziono al contrario o è rovescio questo sistema?